Lama e la sua storia all'ombra della chiesa "Regina Pacis"


 Lama si è sviluppata, nel tempo, tra la Masseria san Domenico e la Masseria del Marchese Bonelli in zona "La Battaglia". Nei primi del 900 Lama era un piccolissimo borgo formato da poche famiglie le cui abitazioni erano ubicate nell'attuale centro del paese. "Bellatrase", questo era infatti il nome del vecchio centro abitato e che si snodava lungo una stradina battuta, prospicente l'attuale Via Lama, che collegava e costeggiava le case per arrivare all'attuale Faito. Le famiglie che risiedevano stabilmente erano: Murciano, Damasi, De Filippis, De Cristiano, Moscato, Frascella, Abbaterusso, Sperti, Pizzoleo la cui attività lavorativa consisteva nell'attendere ai lavori nei possedimenti dei proprietari terrieri che avevano, in loco, la loro residenza estiva. Tra queste si ricordano le seguenti famiglie: Blasi, Pastorelli, Pellè, Cassano, Lojucco (nella zona Capotignano) D'Amelio, Acquaviva, Carelli e Stasi. C on il passare degli anni alcuni contadini acquistarono dai Lojucco piccolissimi appezzamenti di terreno su cui costruirono le prime case. Siamo nell'anno 1920: risale a questo periodo l'esigenza di edificare una chiesa in Lama. Angela Simeone e Francesca Stendardo, due terziarie francescane, tenevano vivo, nella piccola comunità, questo pio desiderio. Le stesse toccarono il cielo con un dito quando con un anticipo di lire 90 comprarono 7.200 mq. di terreno da Don Peppino Lapadula. La restante somma di lire 15.000 sarebbe stata estinta nel giro di vent'anni. In questa impresa, furono aiutati da tutti gli abitanti; il loro esempio spronava tutti ad essere generosi. Il terreno fu affidato a Cosimo Panico e Peppino Mangarella che, gratuitamente, coltivavano e vendevano i prodotti; il ricavato, veniva investito per la realizzazione della chiesa. Le due donne intanto, tessevano al grande telaio facendo scorrere veloce, la spola; i bambini, riempivano con il cotone i "cannilicchi" (pezzi di canne). 

 Angela e Francesca facevano la questua dei prodotti agricoli (grano, uva, mosto, fichi) il cui ricavato era finalizzato alla costruzione della chiesa. Contestualmente, insegnavano il catechismo ai bambini e preparavano i più grandicelli alla Prima Comunione e alla Cresima; non meno meritoria fu la loro opera nell'assistenza degli ammalati. N.B. Angela ogni qualvolta riceveva un obolo o una gentilezza soleva ripete: "Il Signore ti renda la carità". Il sacerdote don Ciccio NIGRO (detto "u' russ" per via del colore dei capelli) veniva a piedi dalla Parrocchia di Tarzano (Talsano) a cui facevano riferimento gli abitanti di Bellatrase. La famiglia Blasi riuscì a racimolare le agognate cinque lire per comprare una bicicletta al sacerdote: i ragazzini, appena lo vedevano da lontano, gridavano felici: "sta arrivando Don Ciccio a cavallo". Tutti si recavano nella chiesetta privata del Marchese Bonelli: ad attenderli, con molta disponibilità, era la moglie del marchese. Per svariati motivi il marchese vietò l'uso della chiesetta. La piccola comunità, per le funzioni religiose, fruì della chiesetta privata della Masseria Lapadula prima e, successivamente, dell'abitazione di Carolina Moscato. Siamo nel periodo intorno al 1940 e gli echi di guerra furono avvertiti anche nel piccolo borgo. La masseria La Battaglia fu requisita per ospitare i soldati che, numerosi, venivano dislocati a guardia delle coste. Il comandante di questo distaccamento, uomo di fede fervente, volle che i suoi soldati avessero l'assistenza religiosa e si ritornò così a celebrare nella masseria.  Da segnalare, nella fattispecie, il gesto ardito di don Michele Stasi; questi staccò la campana dalla masseria, affidandola ai soltati. In quel periodo, grazie anche al prodigarsi delle due pie donne che preparano al sacramento i militari ivi distaccati, furono cresimati dall'Arcivescovo Ferdinando Bernardi nel giugno del 41. Nell'occasione, l'illustre prelato prese l'impegno di esaminare il progetto della chiesa redatto gratuitamente dall'Ing. Pietro Pastorelli. Lo stesso Ing. Pastorelli, offrì tutti i tufi in carparo che venivano estratti dalla "zuccata" che esisteva davanti alla chiesa. La gloria era al massimo: i sacrifici ed il lavoro delle due pie donne si moltiplicavano per realizzare il sogno della loro vita. Nel 1942,un gruppetto di persone si prodigò per l'acquisto di una baracca militare; la somma occorrente fu prelevata, in parte, dal fondo "pro-chiesa". I ragazzi del luogo trovarono in riva al mare - in zona Pomunno - una cassetta di bronzo che emanava un suono come quello di una campana: fu utilizzata per annunciare l'inizio della Santa Messa e delle funzioni religiose che venivano celebrate nella baracca che si reggeva sulle sole pareti laterali e sulle quali a malapena si reggeva il tetto: Don Ciccio celebrava su un vecchio tavolo preso a prestito. 

 Intanto, l'alacrità e la laboriosità di Angela e Francesca, veniva riferita all'Arcivescovo il quale, in un pomeriggio del maggio 1943, si presentò, inaspettatamente, nella loro piccola casa-laboratorio. I bambini gli fecero festa e all'unisono, gli chiesero una chiesa per Lama; "vedremo" fu la laconica risposta dell'illustre prelato e i bambini, in un impeto di gratitudine e generosità, gli regalarono tutto ciò che possedevano e cioè un pomidoro rosso. Dopo la morte di don Ciccio, avvenuta il 12 luglio 1944, arrivò don Selvaggi dell'ordine dei salesiani e, successivamente, l'arciprete Arcangelo Manigrasso il quale, aggregando un gruppo di famiglie tarantine, sfollate per sfuggire ai rigori della guerra, e tutto il popolo bellatrasiano, rilanciò un piano d'azione per la costruzione della chiesa. La prima riunione fu fissata per il 25 maggio 1944 con all'ordine del giorno i seguenti punti: 1) sollecitare l'approvazione della curia arcivescovile; 2) scegliere l'ubicazione della chiesa; 3) organizzare una adeguata preparazione spirituale prima di dare il via ai lavori. Con votazione segreta (7 voti favorevoli ed uno contrario) si decise l'ubicazione della chiesa il cui portale doveva essere rivolto verso il sud con vista a mare. L'Ing. Pietro Pastorelli per allargare il piazzale donò una striscia di terra lunga 15 mt. e larga 7. Questa striscia andava ben oltre l'attuale strada provinciale e divenne proprietà esclusiva della chiesa. Fu stabilito che la chiesa dovesse essere eretta al centro del suolo acquistato nel lontano 1920: il restante suolo fu suddiviso in undici lotti più due per la realizzazione della casa parrocchiale e dell'asilo. 

 Nel maggio del 1945, iniziarono i lavori di perimetrazione. Si scavò la terra per delinearne le fondamenta e un grande fossato ne cinse il perimetro. I bambini facevano a gara, con la calderina piena di pietre, a colmare le fondamenta in cambio di una figurina della Madonna della pace. Il 6 giugno del 1945, prima domenica del mese, dedicata alla "Madonna dei fiori" si invitò l'Arcivescovo Bernardi per benedire la posa in opera della prima pietra. Alla sua base fu posto un pacchettino infiocchettato da nastro bianco con dentro: 1) una pergamena datata 6 giugno 1945recante le firme del dottor Cosimo Cassano, dell'Ing. Pietro Pastorelli, delle due terziarie - Francesca Stendardo ed Angela Simeone - nonché della madrina Maria Pellè in Blasi; 2) l'immagine della Madonna "Regina Pacis", di San Francesco nonché, in segno beneaugurante, una moneta-carta di duecento lire (dono delle due pie donne). L'Arcivescovo, dopo aver riposto il sacchettino sotto il pilastro sinistro rispetto all'entrata della chiesa, lo coprì di malta con una cazzuola quindi, si sedette a fianco d'un capiente "capasone" nel quale la gente faceva pervenire il suo obolo. Il lunedì iniziarono i lavori: il piccolo centro si trasformò in un gioioso cantiere dove grandi e piccini trovarono il modo di collaborare. All'approvvigionamento dell'acqua si impegnò il figlio di Carolina Moscato trasportandola, sulla soma di un asino della famiglia Cassano, da Capotignano. Si narra che ogni qualvolta l'asino passava dinanzi alla residenza dei suoi padroni, s'impuntava e rifiutava di andare oltre. Successivamente, si pensò di scavare un pozzo per l'approvvigionamento idrico nelle adiacenze della chiesa; a realizzarlo provvide, gratuitamente, Cosimo Panico e Domenico Caricasulo. Intanto i lavori, sia pur lentamente e con tanti sacrifici, andavano avanti. Nel frattempo e siamo nel 1946, moriva l'appaltatore-muratore dell'opera: e venne stipulato nuovo contratto con altro imprenditore di Grottaglie; i soldi cominciavano a scarseggiare e si addivenne alla decisione di vendere i lotti di terreno. Domenico Moscato comprò a lire 300 il mq. e la vecchia baracca fu venduta a lire 50.000 al sig. Vestita. Era il 3 giugno 1947 e la chiesa era lì, allo stato grezzo, con l'altare in legno e i gradini del sacrato realizzati con fette di tufi, pronta ad accogliere i fedeli! Come da documento, S.E. Ferdinando Bernardi si recò a Bellatrase di Talsano il pomeriggio del 10 agosto 1947 per benedire la nuova chiesa. Fu celebrata la messa e furono cresimati numerosi bambini. 

Tratto dalla testimonianze di FRANCESCA STENDARDO (1878-1953) e ANGELA SIMEONE (1872-1955)

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